Criptare a Luglio!!

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Pecore Blu – “Parole in Corsa 2009”

Era una mattina del marzo 1980, una mattina d’un giallo tiepido, con poche nuvole
che fissavo dal finestrino mentre tamburellavo con le dita sul bracciolo del sedile,
finchè egli mi parlò:
– Non essere nervoso, vedrai andrà tutto bene.
Mi disse Radice, con un sorriso comprensivo da restare stupiti.
– Ma no, è che per me è il primo giorno, e ho paura di non saper esattamente
come comportarmi, come svolgere bene il mio lavoro.
– Oh ti capisco sai. Il nostro è un lavoro strano, il più difficile del mondo. Noi
portiamo il sorriso, e nessuna delle cose che hai portato con te ti sarà
strettamente essenziale. Ma va benissimo così.
Rimasi in silenzio ad aspettare gli ultimi metri di tragitto che ci separavano dalla
scuola sentendomi un po’ bambino per questo. Radice scese dall’autobus quasi senza
aspettare che si fermasse e proseguì veloce verso la scuola saltellando. Scesi anche io
di fretta tentando di seguire il suo passo, cosa assai difficile perché nel contempo mi
affannavo nel mantenere una camminata sicura e composta per non tradire l’aria da
giovane neo laureato 24enne che mi trascinavo dietro.
Gli ultimi attimi si dilatarono, diluiti nell’emozione da primo giorno, ma finalmente
in pochi istanti che mi parvero eterni, ecco affacciarsi il nuovo regno: l’aula era
grande e piena. Piena di vita, di straordinarie movenze, e grida, e voci meravigliose, e
giochi che impegnavano i bambini, d’un tratto si quietarono al nostro ingresso: in
quel momento il mio desiderio più grande fu quello di non aver mai interrotto quella
meraviglia. Ci venne incontro una donna:
– Prego signori, questa è l’aula per l’ora del lunedì mattina. La classe è vivace
ma facilmente domabile come potete vedere. Certo, non tutti gli elementi sono
efficienti: come voi saprete in ogni classe sono sempre presenti uno o più
elementi come dire… poco efficienti, ecco.
Nel dire queste parole prese un disegno da sopra la cattedra mostrandocelo come
esempio e sorrise fintamente. Provai un disgusto di rara intensità che cercai di
nascondere fingendo asserzione, un poco imbarazzato anche dal comportamento di
Radice che, in modo straordinariamente sincero, ignorava le parole della donna
vagando con gli occhi e con lo sguardo per quel mondo infinito.
Presi in mano il disegno mostratomi dalla maestra poco prima, raffigurava un gregge
di pecore blu sopra il quale erano stati fatti dei pasticci quasi a volerle cancellare.
– Ecco, questo bambino è il figlio di un pastore, ecco di un pecoraro si. Una
situazione non certo stimolante per un bambino della sua età, temo che la
situazione sia vissuta con un certo disagio espresso dai pasticci del disegno.
La maestra alzò gli occhi verso Radice squadrandolo e riprese continuando a fissarlo:
– Voi potete iniziare dando un’occhiata a questi disegni sulla cattedra, mi sono
presa la briga di selezionare quelli più preoccupanti, mentre i disegni migliori
sono appesi alla parete: è necessario che valutiate anche quelli? Dovrei andare
a prendere una scaletta per toglierli da lassù, ho dovuto appenderli in alto
perché i bambini non li rovinino.
Senza aspettare una risposta si affrettò nevrotica fuori dall’aula. Seguii con lo
sguardo la maestra uscire dalla classe, Radice neanche sembrava avesse poggiato lo
sguardo su di lei e continuava a vagare con gli occhi affascinato per l’aula. Lessi il
nome sul disegno, Carbone.
– Di chi è questo disegno?
Chiesi.
Si sollevarono alcune risatine ma nessuno rispose. In quel momento scorsi in fondo
all’aula un piccolo viso scuro che piangeva in silenzio, senza farsi notare, solo due
piccoli rigagnoli che si riversavano sul banco verde.
– Peccato non sapere chi sia l’autore, questo disegno è molto bello, io sono figlio
di pastore e mi interesserebbe conoscere chi ha disegnato queste pecore blu!
Si levò un piccolo coro di stupore ed accadde qualcosa che non avrei dimenticato per
il resto della mia vita. Il bambino sorrise e si sollevò con un balzo:
– Sono stato io! Sono stato io signore!
Gridò sorridendo a bocca aperta con gli occhi ancora gonfi di lacrime, e lo gridò
ancora, “Io!” “Io!” come se fosse la parola più grande mai pronunciata dal piccolo.
Radice si avvicinò a lui e lo prese sulle spalle, lo guardai un po’ spaventato e prima
che potessi bloccarlo lo vidi prendere tutti i disegni sopra la cattedra e passarli in alto
al bambino per attaccarli alle pareti dell’aula, si alzarono tutti in un meraviglioso
grido di gioia aiutando Radice e Carbone ad attaccare tutti i disegni.
Qualche mattino dopo il medico scolastico, un tipo grassoccio e simpatico,
guardando me e Radice ci disse sorridente:
– Certo che il vostro è un ben strano lavoro!
E questo dottore pensai, da persona colta e curiosa quale era, forse era l’unico che
avrebbe avuto il coraggio di rivolgerci questa osservazione che in tanti avevano fatto
silentemente.
– Eh già, noi portiamo il sorriso.
Rispose Radice. Dopo pochi giorni persino io ero in grado di capirlo, liquidate le
ansie e le preoccupazioni del mio primo giorno di lavoro, fresco di laurea, colonia e
dei miei 24 anni. Il nostro era un lavoro ben strano, chi lo può negare?
Gli unici che potevano forse erano i bambini, per cui sorridere, giocare, correre erano
le cose più grandi e importanti, e probabilmente trovavano in me e Radice le persone
più normali attorno a loro.
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L’uomo più ricco

L’uomo più ricco non sà parlare,
ed è così brutto con quel suo irarsi,
descrive le ricchezze su un foglio,
che riempi con goccie incolori,
e dorme così sotto questa pioggia,
felice di non aver trovato parole così buone.
Questo è ciò che sa fare.
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ad allietar il vostro novembre un enigma divertente



Nota bene: L’enigma è stato concepito per essere risolto con carta e penna, non si crucci il lettore che non arrivi alla soluzione per via informatica
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Ed ecco perchè sono libero dal fumo più di voi altri

Il prof. Karl Rossman di NewOro ci espone in un breve intervento uno dei suoi ultimi studi che rivelano dei risultati piuttosto sorprendenti e che avranno per giunta un forte impatto sociale:

"Può un fumatore sporadico considerarsi più libero dal fumo di uno che non tocca mai una sigaretta?"

"Può un astemio timoroso considerarsi fenomenologicamente alla stregua di un alcolista?"

In un certo senso si, a quanto ci dice l’esimio Rossman, prego:

 

INTRODUZIONE: PRIMA ASSUNZIONE

Diversi miliardi di persone sanno oggi parlare di libertà. Milioni di noi stanno combattendo in nome della libertà. E la quasi totalità delle persone nel mondo sa dare un’espressione di questo grande concetto.

Eppure nei fatti quotidiani questa facilità è corrotta, per non dire compromessa.

Un’assunzione comune nel definire la “libertà da qualcosa” sta nel sentirsi “indipendenti” da questo qualcosa, un’indipendenza che può manifestarsi in una sorta di spirito atarassico.

L’atarassia, certo, non è l’unico atteggiamento possibile per definirsi “liberi”: libertà è anche essere “liberi di amare qualcuno o qualcosa” e “liberi di odiare qualcuno o qualcosa”. Ma nel sentirci liberi da qualcosa dovremmo essere esattamente lungi dall’amare o odiare qualcosa, collocarci appunto in un atteggiamento libero da eccessi.

Potremmo forse asserire, veramente, di essere liberi dalle cose che più amiamo: persone, gruppi musicali, cibi, droghe? Nessuno di noi dovrebbe sentirsi sicuro nel rispondere “si” a questa domanda, altrimenti dovremmo ristrutturare tutta una serie di idee e opinioni che concernono il concetto di dipendenza e indipendenza.

L’alcolista ha un bisogno di bere, che risulta incontrollabile nelle crisi di astinenza da alcool, che non lo rende libero; allo stesso modo un ex-alcolista non può sentirsi libero rispetto all’alcool in quanto, secondo una complessa dinamica psicologica e fisiologica, anche un solo riavvicinamento all’alcool potrebbe portarlo a ricadere nella sua dipendenza. Ma forse che in entrambi i casi (alcolista ed ex-alcolista) non stiamo parlando di dipendenza? (1)

Consideriamo lo schema I dove il continuum χ rappresenta la nostra opinione rispetto all’evento/persona/oggetto χ con :

α corrispondente ad un atteggiamento negativo/disprezzo/evitamento;

β corrispondente ad un atteggiamento positivo/amore/avvicinamento;

0 corrispondente ad un atteggiamento neutrale;

SCHEMA I

Potremo collocare, riprendendo l’assunzione (1):

– L’ex-alcolista A in un punto di χ tendente ad α (corrispondente ad un atteggiamento totalmente negativo rispetto a χ, l’alcool);

– l’alcolista B in un punto di χ tendente a β (corrispondente ad un atteggiamento positivo rispetto a χ, l’alcool).

Poniamo ora un intervallo X avente come estremi α e un punto ε al quale faremo coincidere un atteggiamento di dipendenza entro il quale classificheremo un individuo come “alcolista”, (essendo questo un articolo di stampo fenomenologico il limite entro il quale definire un individuo “alcolista” è volutamente arbitrario, e, sempre volutamente, ignora i reali limiti psico-biologici di dipendenza entro il quale si può effettivamente diagnosticare una dipendenza da alcool; patologia peraltro presa soltanto come esempio e non come punto fondante della tesi nda), ed un intervallo Y avente come estremi un punto π, al quale faremo coincidere un atteggiamento di evitamento entro il quale classificheremo un individuo “ex alcolista”, e β. All’interno del segmento compreso tra ε e π si collocano infine gli individui effettivamente liberi che assumono un atteggiamento neutrale.

Avremo dunque:

SCHEMA II

 

Dove:

Risulta chiaro che tale modello è valido non soltanto per la condizione dicotomica alcolista/ex-alcolista ma per qualsiasi atteggiamento dicotomico di amore e odio nei confronti di una persona ad esempio:

Prendiamo un ipotetico individuo K, potremmo forse dire di essere liberi/neutrali nei confronti di/da K?
Se dovessimo provare dei sentimenti di forte antipatia/disprezzo/evitamento nei confronti di K, probabilmente trascorreremo perlomeno una parte del tempo a pensare a K, ci darà fastidio la sua presenza, magari cambieremo incrociandolo o toglieremo lui/lei il saluto, in questo caso ci collocheremo all’interno dell’intervallo .
Se dovessimo provare dei sentimenti di forte simpatia/affetto/avvicinamento nei confronti di K, invece (?), passeremo del tempo con lui/lei, ci farà piacere vederlo, e proveremo un’attrazione che va dall’amicale a quella che invece dedicheremmo a un partner (nell’eventualità che egli/ella lo fosse, appunto), e dunque, ci collocheremmo all’interno dell’intervallo .

Esiste un “invece” tra queste due condizioni? O forse che, aldilà dell’aspetto qualitativo dei sentimenti, entrambe le condizioni rappresentano una negazione della libertà da K?

Alla luce di questa nuova considerazione potremmo riscrivere lo SCHEMA II in questo modo:

SCHEMA IIb

Appare evidente che entrambi gli intervalli e , che rappresentavano i due estremi del continuum nello schema II, convergono ora in un’unica area NF dove la libertà dell’individuo viene auto negata. Amore/Odio, Nero/Bianco, Eros/Thanatos, due estremi che appaiono così lontani in una visione lineare riduttivista ma che secondo un’ottica circolare di “libertà” del soggetto vanno a convergere in una pericolosa area NF dove la libertà, la creatività, l’individualità del soggetto scompare, rivelando un’area F di libertà del soggetto entro la quale è compreso un “punto zero” o meglio “punto zen” dove l’uomo ritrova la sua libertà, con diverse sfumature.

È doveroso notare come la grandezza delle due aree sia comunque strettamente arbitraria, l’abbiamo già precisato in nota 1, i due intervalli X e Y che chiameremo “not freedom ranges” (NF Ranges) sono di ampiezza arbitraria e variano da persona a persona determinando così l’ampiezza variabile delle due aree di anti-libertà (NF) e libertà (F) (vedi freccie).

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inaspettati racconti di fine estate

Nel marasma delle novità: alcuni solchi scavati dai tuoi racconti, che racconti,
attraverso di essi, si fanno strada nel mio petto, alcuni raggi di luce,
riscaldano questo cuore impetuoso e agitato.
Mi insegnano, mi avvicinano ai tuoi luoghi e ai tuoi pensieri.
Ed è acqua che scende.
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Tempra, Tempera: studio grafico del compimento in prospettiva angolare

Nel momento del compimento quanti colori si liberano nell’aria dalla bocca… Colori che sento più vividi nell’ampiezza della solitudine, in questo cerchio in cui persone e insetti si incrociano muovendosi con un fine (rimango statico non avendone alcuno nell’immediato).
Sono colori di libertà e di paura. Colori della vita.
Nel momento del compimento
ho paura di riversare tutti i miei colori sulla tavolozza della strada e di rimare vuoto, senza alcuno.
Allora guardo gli altri quadri, guardo al mio dipinto e tutti sembrano agitarsi nelle
loro immagini, sorridere nei loro quadri mentre sono fiacco e riverso la mia temp(e)ra a terra.
Mi chiedo se ci sarà mai un riposo e in un secondo lo bramo, lo temo e guardo al quadro azzurro di sopra.
No, è un compimento parziale, una tel
a
soltanto.
Domani mi alzerò e troverò una nuova tela.

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Berlino Uccide

L’inizio di  una nuova era.
Questa era l’unica cosa che riusciva a percepire nel buio della stanza.
Sulle pareti calde risuonavano i rumori assordanti di nuove scoperte, incontrastati dal silenzio profondo del sonno dei suoi compagni di stanza.
Si alzò nel buio della camera per porre fine al tripudio di suoni, visioni e sensazioni terrificanti che continuavano ad annunciare l’imminente adultività nella quale era stato bruscamente catapultato.
Tutto tacque in modo vile una volta che si alzò, imponendo la sua figura eretta a quello scenario di guerra.
Fece alcuni passi nella stanza evitando di far rumore: sia per evitare di destare i suoi compagni sia per suggellare quel suo ruolo, appena assunto, di tutore che sapientemente aveva annichilito quelle voci impertinenti e terrificanti.
Fiero dunque, pur nella consapevolezza che quelle sensazioni sarebbero tornate non appena avesse ripreso sonno.
Non restava che stare svegli e vigili, tant’è che il sonno si era già dileguato da un pezzo.
Rimase alla finestra iniziando a rendersi conto che quelle sensazioni non si erano affatto ritirare in sconfitta, anzi, si erano insediate dentro di lui e si preparavano a riecheggiare nuovamente nella sua testa.
L’inizio di una nuova era.

Il monotono moto della brezza che faceva ingresso dalla finestra alimentava i brividi sul collo che si ripercuotevano sul resto del corpo seguendo il ritmo del flusso dei pensieri, protagonisti della nottata fino ad allora insonne.
Riuscì in quel momento a percepire il peso di uno sguardo su di sè, qualcuno dei suoi compagni di stanza pareva essersi svegliato.
<<Vuoi parlarne?>>
Qualcuno bisbiglio nell’oscurità.
<<Di cosa? Chi parla?>>
Qualche secondo di silenzio. Iniziò a pensare fosse stata un’allucinazione.
Abituando la sua vista all’oscurità della stanza, questa non pareva più così fitta, per di più alleggerita dalle prime luci di un nuovo giorno, il primo di quella nuova era.
Scorse,o meglio intuì la presenza di qualcuno che lo guardava.
Una figura giovane, di più non poteva dire, piuttosto il suo silenzio sembrava più eloquente: sapeva che chiunque si trovasse in quella stanza avesse qualcosa da raccontare,e forse non sarebbe stato facile per nessuno parlare della propria storia in quel frangente.
Per quanto ne sapesse li dentro poteva esserci qualsiasi tipo di persona.
Con questa nuova convinzione si volse nuovamente al paesaggio esterno, immergendo il suo sguardo nelle luci artificiali che disegnavano delle strane macchie su tutta la superficie liquida che circondava l’enorme struttura all’interno della quale si trovavano.

 

                                                                                     

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le tue luci


 

 

E in uno di questi tempi
il mio più grande volere
sarebbe quello di trovare le parole che cerco
per descrivere le tue luci,
secondo soltanto al desiderio
di averle posate su di me, quelle meraviglie

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La Caduta delle Colonne (parte II) 2009 – IV Parte

(continua dal precedente)

K. rimase stupefatto e illuminato.

<< Dubita ora, se vuoi, di ciò che dico. Sarà il tuo bisogno di
conoscere a farlo e il tuo ragionamento sarà comunque sbagliato. Chi non
sceglie, ha comunque scelto e di questo abbiamo già avuto esperienza, non c’è
bisogno che voi abbiate letto di tale fatto (il Maestro allude al movimento
filosofico di Pirrone di Elide) >>

Assistendo al risorgimento dell’uomo K. persino il Maestro non poté
trascendere dalle sue emozioni e si volse con fare quasi paterno, rendendosi
conto, forse soltanto ora, della giovane età di K.:

<< Vedi bene K., l’ignoranza è solo la Morte. Puoi forse
asserire di essere morto? Nel momento che muovi questo e quel passo, scosti il
tuo sguardo, rifiuti, accetti qualsiasi evento di questa vita… ebbene tu
conosci. Rifiuta pure i libri se vuoi, rifiuta di mettere in analisi il tuo Dio
e le tue credenze… ma lascia che ti dica questo: lo hai già fatto. Hai già
messo in discussione il tuo Dio, la tua Legge, la tua Credenza condividendo le
tue ragioni con me e la gente che ci attornia, e non esserne impaurito. Vanne
fiero. >>

Fine seconda parte.

 

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